lunedì 21 marzo 2011

L'omeopatia, l'uomo al centro


L'omeopatia, nata alla fine del Settecento, precorre quello che ora è il pensiero olistico secondo il quale l'uomo è un'unità di corpo mente e spirito e pertanto la malattia non può essere affrontata esclusivamente da un punto di vista sintomatico, meccanicistico ma deve essere compresa integralmente. L'omeopatia, considerando quindi una unità terapeutica il corpo e lo spirito, ha contribuito a far tramontare il concetto di malattia come castigo divino o come flagello avente un'origine cosmica. Nasce quindi l'uomo come soggetto della malattia: è come se l'uomo fosse stato rimesso al centro, un po' come avvenne nella Scienza quando fu messa in atto la rivoluzione copernicana. In pratica per l'omeopatia non esiste tanto la malattia come un qualcosa di definito, ma la persona che si ammala: infatti è evidente che due persone che soffrono di un male uguale o simile reagiscono in modo diverso. La persona che si ammala ha un suo bagaglio ereditario, ambientale, alimentare, spirituale ecc. con il quale deve convivere e a causa del quale si adatta alle diverse situazioni attaccando o difendendosi. E' chiaro che questo bagaglio è condizionante ed impedisce alla persona di essere libera. L'omeopatia alla fine supporta la libertà di essere.